A proposito delle parole

Le parole creano, costruiscono legami. Quando dico cielo, sole, mare, vento, luce, foglie, profumo… nella mente di qualcuno a cui mi rivolgo si crea un’immagine bella, un paesaggio, forme, colori, suoni, si evocano ricordi. Posso far sorgere un sorriso o creare un disagio o rinnovare una cicatrice. Posso scegliere parole gentili o parole dure che colpiscano.

Attraverso l’uso delle parole salviamo le persone, le amiamo, le odiamo, influiamo sulle loro vite, sulle nostre stesse esistenze. Parole dette, parole non dette - anche quelle taciute hanno la loro importanza - parole scritte, parole lette, parole imparate, parole dimenticate, quante vittime fanno le parole, quanto coraggio c’è in esse. Le parole di conforto che diciamo ad un amico che soffre, ad un nostro caro ammalato, le parole di incitamento all’odio che leggiamo sui social network, anche quelle dette distrattamente o ironicamente; tutte hanno il loro peso, il loro potere, creativo o distruttivo. Attraverso le parole passa la dicotomia tra il bene e il male.

Le parole sono relazioni quando entriamo in contatto con altre persone, quando costruiamo amicizie o quando litighiamo, sono monologhi quando parliamo di noi stessi senza filtri; ma anche in quest’ultimo caso è sempre una relazione per quanto unidirezionale, perché nella parola c’è l’intenzione di entrare in contatto con gli altri, con il mondo e le persone che lo popolano. Ma poi le capiamo davvero le parole? Quando parliamo con qualcuno siamo certi che quel qualcuno abbia compreso veramente il senso delle nostre parole, possiamo essere certi che noi comprendiamo gli altri quando ci parlano? Sto pensando al processo di marketing, a quanto la comunicazione possa essere uno strumento efficace, a volte infallibile; sto pensando ai processi di pace o di disarmo nucleare, a quanta difficoltà ci possa essere nel comprendere e nel farsi comprendere; ma anche a quanto importanti siano i risultati che quei colloqui possono raggiungere. Sembrano discorsi astratti quelli che sto facendo, che riguardino situazioni distanti da noi, che riguardino "gli altri"… sembra che stia parlando di politica, di geopolitica, di diplomazia o di relazioni impersonali. Al contrario non c’è nulla di più concreto e che ci riguardi più da vicino delle parole, non c’è nulla di più personale delle parole.

E siamo giunti al punto.

Quando scriviamo, quando parliamo, quando leggiamo, quando condividiamo, stiamo entrando in relazione, stiamo giudicando e condividendo un giudizio, stiamo parlando di noi stessi anche se parliamo degli altri. Ogni parola riflette sempre noi stessi e gli altri. E tutto questo non è privo di conseguenze, nulla è neutro. Ogni parola va ponderata. Dovremmo educare il primo pensiero a rallentare gli istinti e rendere più veloci concetti razionali, produttivi, condivisibili; dovremmo amare ogni parola fin dall'ascolto, amare il confronto, la crescita personale e quella di chi ci circonda. Tutto questo è solo la catena inversa al male, dove ogni anello è una piccola ma indelebile forma di bene e più lunga e grande diventa più è destinata a rendere il mondo un posto migliore.

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