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Le professioni del futuro ovvero un futuro senza professioni

Vorrei continuare qui le mie ponderazioni su questo futuro immaginifico che ho cominciato ad abbozzare con i miei ultimi post riflettendo su quali potranno essere le professioni del futuro, ma in particolare mi piacerebbe immaginare quale attitudine avrà il lavoratore di domani.

"Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta."

(Richard Buckminster Fuller)

La tecnologia ha tanti vantaggi e ha cambiato ogni tipo di lavoro, ogni settore, fino a coprire tutti gli aspetti della vita. Facciamo un esempio. All’inizio del Duemila (in particolare era il 2003) è stato ufficializzato il sequenziamento del genoma umano. Un lavoro di calcolo che ha richiesto 5 anni di attività e ricerca per sequenziare dai 28000 ai 30000 geni contenuti nel nostro genoma. Con il progredire della tecnologia il calcolo può essere svolto in pochi mesi, alcuni laboratori particolarmente avanzati lo hanno sequenziato in un’unica giornata di "lavoro". A tal proposito, lo scorso gennaio, un team di ricercatori britannici con a capo Nicholas Loman dell'Università di Birmingham e Matthew Loose dell'Università di Nottingham, ha ideato e sperimentato un piccolo device portatile per sequenziare e poi riassemblare un intero genoma umano, aprendo di fatto la strada all'uso della genetica nella medicina di routine. Tutto più rapido, tutto meno costoso. La tecnologia progredirà ancora, lo stesso farà il web, si svilupperanno l’intelligenza artificiale, la connettività; la tecnologia avvicinerà sempre più le persone, rendendo allo stesso tempo il mondo più complesso.

Bisogna essere abili in tanti ambiti per interagire con una tecnologia tanto vasta e dinamica, occorre cioè diversificare le proprie competenze. È mia ferma convinzione (lo è da oltre 15 anni) che non si potrà più essere specialisti di una sola materia. Si dovranno acquisire capacità di gestione della tecnologia sempre più articolate. Occorrerà interagire in modo multidisciplinare. Dovranno essere integrate conoscenze professionali e cultura digitale.

Detto ciò, mi risulta difficile pensare che l’organizzazione aziendale attuale, così come l’ho conosciuta nella mia esperienza di consulente, e come l'ho in parte studiata, possa acquisire un metodo trasversale delle conoscenze. L'organizzazione gerarchica all'interno dell'azienda, ossia l'integrazione verticale di tipo taylorista, con un responsabile e molti o pochi impiegati, con operai e tecnici è destinata presto o tardi, con l'introduzione massiccia di tecnologia e robotica, ad essere soppiantata da una organizzazione di tipo più orizzontale, multidisciplinare, in una parola "fluida". È prevedibile che alcune categorie di lavoratori scompariranno del tutto, altre diventeranno ad alto indice di integrazione lavoro umano/macchina. Un recente e autorevole studio (rapporto McKinsey Global Institute) evidenzia come il 49% delle funzioni e dei mestieri in giro per il mondo può essere soppiantato dal lavoro di macchine, con la perdita di un miliardo di posti di lavoro in tutti i continenti. L'OCSE dal canto suo ha fatto un calcolo equivalente sui dati relativi ai paesi membri dell’organizzazione, sostenendo che il 9% dei posti di lavoro siano a rischio.

Questi dati letti asetticamente potrebbero sembrare allarmanti, forse anche disperanti. Però, e c’è un però, occorre fare la tara con tutte quelle nuove professioni che invece si creano ogni giorno, proprio grazie all'innovazione tecnica (social media manager, app developer, cloud manager, data scientist…). Un certo Joseph A. Schumpeter già molto tempo fa (era il lontano 1942 nel suo famoso Capitalismo, Socialismo e Democrazia) teorizzava il processo della distruzione creativa, ossia un processo insito del capitalismo che tende a distruggere ciò che già esiste, e che rappresenta una realtà del passato, per trasformarla in qualcosa di nuovo e di creativo. Un processo di rinnovamento continuo, al di là dei limiti dei confini nazionali, nonostante impedimenti o visioni politiche o strumentalizzazioni di schieramenti politici. Si tratta di una forza creativa radicata nell'uomo stesso. E in questo si può avere fiducia, almeno per guardare al futuro con un sospiro di sollievo. Il divenire è tutto da scrivere e molte, anzi davvero tante startup stanno formandosi, crescendo e ideando nuove opportunità di lavoro per quanti sono disposti a cogliere le occasioni lavorative.

È un processo di metamorfosi che non può essere arrestato. È un processo che riguarda tutti, vincitori e vinti. E se dei vincitori poco ci dobbiamo preoccupare, di certo non possiamo trascurare gli "sconfitti", quanti non riescono a tenere il passo. Io credo che questo sia il ruolo della politica, al di là degli schieramenti. Perché è su questi temi che la Politica con la maiuscola si misura. E deve traghettare la società lungo questo periodo di metamorfosi, riducendo al minimo le perdite, sociali e umane. Mentre per chi comincia solo ora a guardare il mondo, il mio suggerimento è quello di scegliere con molta accortezza il proprio processo formativo senza trascurare le proprie passioni. Ho visto molti fare delle proprie passioni il proprio lavoro. Di uno di loro guardo il volto, riflesso nello specchio, tutte le mattine.

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