• HOME
  • Blog
  • Il doppio volto di Facebook: da carezza infame a strumento geniale

Il doppio volto di Facebook: da carezza infame a strumento geniale

A qualcuno suonerà bizzarro ad altri banale ma la verità è che Facebook ha cambiato il nostro quotidiano fin dalle radici. Attraverso i suoi meccanismi ha dilatato sensazioni ed emozioni contrastanti intaccando il nostro fragile benessere continuamente ricercato. Crea assuefazione alla falsità di un'immagine che non ci appartiene, dipendenza da finti riflettori, crea un palco virtuale che logora il nostro vero spirito. Molte volte incide sulla nostra capacità produttiva (distrazioni sul lavoro) e sul nostro stesso autocontrollo (stati ansiosi, collera, perdita di sonno). Lo apriamo la mattina ancora nel letto e con un occhio mezzo chiuso, lo usiamo al bagno, in auto, in ascensore, mentre mangiamo, parliamo con un amico o attraversiamo la strada rischiando di essere investiti. E di notte? Lo riguardiamo fino a crollare di inezia.

Nel corso degli anni Facebook ha creato un popolo di presunti manager, imprenditori e influencer seguiti da discepoli con ceste di like, commenti e condivisioni. In una mancanza di visione social e ancor prima di vita reale, oggi, avere tanti like è diventato sinonimo di importanza sia dal punto di vista professionale sia per acquisire una reputazione [e quel sottile senso] di "persona brillante". Falsi modelli che creano disagio cronico a tutti coloro che ambiscono a simili reputazioni, perdendo così quella magia nascosta in ognuno di noi tra dettagli e particolari unici.

Una lucida ironia la trovo nel fatto che non siamo noi le vittime di Facebook bensì il contrario. La mia vuole essere una deliberata provocazione, visto i soldi che guadagna Facebook Inc, ma nella realtà dei fatti siamo noi che scegliamo cosa ingurgitare, cosa interiorizzare, e il male che abbiamo dentro non è diverso dal male che rigettiamo nella società. E quali frutti raccogliamo? Provate a pensarci! Violenza, bullismo, pedofilia, razzismo, terrorismo non viaggiano in parallelo tra offline e online? Si. Esistono da sempre nella convivenza umana e chi li ha portati nella rete se non noi stessi?

Facebook è uno strumento che può assumere connotazioni di lavoro, relazione, informazione... ma non di dipendenza.

Prendiamo il Personal Branding o in generale il settore della Comunicazione e del Marketing. Personalmente non seguo nessun "influencer" italiano per il semplice fatto che non esistono. Soprattutto su Facebook. Ci sono blogger insigniti a tale ruolo ma è profondamente diverso e la cosa non va confusa. I grandi leader ed influencer li ho conosciuti in giro per il mondo lontano dai social… nei miei viaggi, su qualche spiaggia a parlare di vita, in qualche stazione mentre prendevo un caffè e soprattutto in tante aziende silenziose tra una riunione e l'altra.

Su Facebook, soprattutto in Italia, anche semplicemente girare un video al giorno su cose elementari come ad esempio le basi della PNL, leadership o crescita personale può farti assumere connotati da influencer. Stranamente anche farsi molti selfie o scrivere libri su cose trite e ritrite possono contribuire a collocarti in questo ruolo. Condividere cose ovvie sembra essere il perno per convertire numeri. Questo per chi l'ha compreso è una miniera d'oro (pagato in like e in moneta sonante) mentre per chi sta dall'altra parte della barricata ed aspira a raggiungere simili risultati si strugge nel pensare come eguagliarli senza comprendere che il meccanismo è semplice, raggiungibile, replicabile all’infinito perché il senso profondo a cui appigliarsi è già dentro di noi.

Il discorso dei blogger/influencer

Alcuni - come da curriculum vitae - sono giornalisti e si sono buttati sul web dopo aver intuito che si poteva diventare "qualcuno" nonché raccogliere frutti interessanti che una professione ormai in declino non avrebbe potuto garantire. Sono persone che cavalcano un'era dove scrivere sui social - fare like o lusingare chiunque abbia la caratteristica per diventare pecora, partecipare a qualsiasi evento di settore dicendo un po' di cazzate - significa qualcosa. Concretamente però, lontani da quel monitor, da quella tastiera, si ritrovano in un ambiente che sembra non appartenergli, non vengono riconosciuti, non hanno potere e questa sensazione che nitidamente si avverte disegna il drammatico distacco sociale e umano che non ammetteranno mai. Molti sono collegati h24 guardando, attendendo, rispondendo alle varie notifiche.

L'unico influencer che devi seguire e ascoltare sei tu stesso. Ogni giorno il tuo scopo deve essere quello di migliorare come persona, come imprenditore, come professionista.

L'intuizione di Mark Zuckerberg di utilizzare il termine Amici è stata diabolicamente geniale. Si perchè se all’inizio lo scopo era corretto ora invece non ha alcun senso. L'amicizia è un valore così raro e nobile che offline, nell'immaginario collettivo, mantiene la sua veste elevata che difendiamo a spada tratta. Online invece guai a fare simili discorsi! L'importante è accaparrarti il numero massimo di "Amici" perché in definitiva in quel mondo più ne hai più sei figo. Questo è solo un esempio ma aiuta a comprendere la netta linea di demarcazione tra vita in rete e fuori dalla rete.

I personaggi che sto descrivendo mi hanno fatto venire in mente Narciso del Caravaggio. Poi però, ho pensato che ogni giorno sul web nasce un nuovo Icaro e il parallelo così diventa più chiaro. I like non sono sempre genuine "pacche sulla spalla", ma pericolose spinte verso l'alto, verso il sole. Ma sappiamo tutti come è andata a finire: in una rovinosa caduta. Selfie, post del "cosa gli racconto oggi?!" o su impegni, continui meeting, nuovi progetti e "docenze" varie non sono altro che schizzi di matita che disegnano quel volo. Online si consumerà in anni, ma non cambierà la percezione di aver perso il vero senso della vita e di come viverla.

Peraltro chi non vede chiaramente ciò che sto tracciando qui, in questo mio articolo, lo vedrà in futuro o rimarrà così cieco, vigliacco e presuntuoso da crearsi un’altra verità per sé. Pochi godono di visione e integrità da comprendere dove stiamo andando, di assaporare lucidamente la linea di confine della "giusta dose". Ancor meno sono coloro che comprendendo tutto ciò hanno il fegato di raccontarlo, a chiare lettere. La maggior parte quel volo lo spiccano perchè accresce quel narcisismo subdolo che purtroppo alberga nella natura dell'essere umano.

Il narcisista è una vittima? Si di se stesso e, di riflesso, della società di oggi dove i social network come Facebook sono spesso una carezza infame. Empatia, conoscenza, rispetto, ascolto, umiltà sono passi da percorrere, emozioni alle quali non si può e non si deve rinunciare, ma forse la mia è solo un’utopia.

Considerazioni

Facebook è uno strumento geniale se usato con criterio, ma è proprio questo criterio l’aspetto più difficile da comprendere. Ritengo che il problema sia la quantità, siamo troppi! Pensate al rugby. È uno sport bellissimo per cultura e disciplina. Vi siete mai domandati perchè il calcio sia invece tanto diverso, dove ci si ammazza, si odia e si finisce in galera per una partita? Semplicemente perché il primo ha pochi seguaci mentre il secondo ha un pianeta intero di tifosi. E non crediate che i primi siano pochi ma buoni, sono semplicemente pochi. Lo stesso esempio può essere fatto con la religione o la politica.

Facebook può aiutare la tua azienda a crescere di immagine, far conoscere servizi o vendere prodotti, avvicina distanze, tempi, linguaggi ed emozioni. Un’ applicazione che ti consente di seguire il tuo brand preferito, interagire con esso ed avere assistenza diretta. Personalmente grazie a Facebook ho conosciuto persone bellissime in diversi paesi del mondo, amici che sono andato a trovare o ai quali scrivo spesso e a cui voglio bene, un bene vero e sincero. Facebook mi ha portato lavoro in città lontane dalla mia… e poi [funzione non da poco] mi aiuta a ricordare a chi fare gli auguri di compleanno. Facebook è l’ombelico di questa era social ma sembra non essere per tutti. E non è facile saperlo dosare. Penso che nel prossimo futuro i danni creati online avranno ripercussioni maggiori dei disastri attuali e muoveranno ancor più odio e violenza. Tutto, nel bene e nel male, dipende solo da noi. Ricordiamocelo!.

0
Shares
0
Shares